sabato 31 ottobre 2009

La rivelazione....

Avevo 18 anni la prima volta che ho preso una cotta per una ragazza.
L'avevo vista in giro per la scuola, mi aveva colpito il suo sorriso, ma era più piccola di me e io non mi spiegavo la sensazione di "farfalle nelle stomaco" per quella biondina.
Io ero carina, intelligente, femminile e sicura di me... una stronza! Ero fidanzata con un figo da paura e avevo un sacco di amici. Non mi risultò difficile conoscerla. Guarda caso abbiamo lo stesso nome, ci piace fare sport e inconsapevolmente (lo giuro) mi ritrovo a chiederle di uscire insieme per insegnarle ad andare sui pattini. Lei accetta.
Ci siamo viste al parco, abbiamo iniziato a pattinare e a scherzare, il mio stomaco tremava e io ero veramente emozionata a starle vicina, poi arriva il figo, che lei non sapeva essere il mio ragazzo e quando li presento il suo viso cambia espressione, la nostra confidenza svanisce e magicamente lei diventa più brava di me a pattinare: ci salutiamo dopo poco per un suo impegno improvviso. Tornai a casa confusa e con un sacco di sensi di colpa nei confronti del mio fidanzato, non era successo niente tra me e lei, ma il mio cuore era partito e non potevo far finta di niente.
Dopo qualche mese il bello mi lasciò dicendomi che io avevo troppi freni nella testa, avevo 18 anni e all'epoca il sesso non era un modo per conoscersi.
Resto sola con i miei dubbi e con la mia cotta latente nei confronti di questa lei sfuggente.
La maturità si avvicinava e io cercavo miliardi di scuse per vederla, ma lei non uscì mai più con me e io non sapevo cosa dirci: dire a lei e a me stessa! Dopo gli esami non l'avrei più vista e una parte di me non vedeva l'ora di perdere le speranze; ero spaventata.
Iniziai a cambiare cerchia di amici, non potevo permettermi che qualcuno sospettasse di me, cominciai ad uscire con diversi ragazzi (ovviamente nessuno andava bene!), mi "perdevo" in feste e falò sulla spiaggia. Con mia madre non riuscivo più ad essere serena, lei conosceva i miei occhi e se li avesse guardati avrebbe forse letto quello che ancora io non volevo accettare. Non avevo amici omosessuali, non sapevo se in una ragazza si vedeva come in alcuni ragazzi che avevo visto in giro. Nessuno doveva sapere e io non potevo deludere i miei.
Dentro di me sapevo che era successo qualcosa, che non era la mia educazione cattolica che mi frenava con i ragazzi, che non era vero che stavo cercando il principe azzurro, io avevo provato quella "vibrazione" nell'anima che non credevo possibile. La rivelazione dentro di me era avvenuta, adesso il mio unico obiettivo era quello di riprovare quelle sensazioni, non più con lei: lei era stata solo il trampolino.

venerdì 30 ottobre 2009

Cosa vuol dire Saffoco?

Non cercherei sul vocabolario il significato di questa parola, non la cercherei neanche sul web, ma la cercherei negli occhi di alcune donne...

La parola "Saffoco" mi è venuta in mente quando una mattina andando al lavoro in macchina ascoltavo la radio in cui i due conduttori del programma (padre e figlio per intenderci) parlavano di omofobia; il figlio sosteneva che due genitori omosessuali non riesce ad accettarli, un bambino ha bisogno di due figure distinte: uomo e donna. Per la stabilità del bambino.


"Non me ne vogliano i gay" diceva lui e io nel frattempo pensavo che non avevo un microfono a disposizione per dire la mia.


Continuavo a guidare, 40 km circa per arrivare in stabilimento, si stava facendo tardi e l'orologio della timbratrice la mattina corre più della mia macchina, azzardo un sorpasso ad un tizio che parlava al cellulare e andava con tutta calma, non appena mi affianco l'idiota mi guarda (donna o femmina dipende dall'individuo) e accelera per non farmi passare, mi costringe a frenare per evitare un frontale e vedo che ride divertito.


La radio ancora parlava, adesso era il turno del padre: "....Tutti conosciamo e abbiamo degli amici omosessuali, sappiamo che sono delle persone squisite e sensibili, ma a volte soffrono di vittimismo..." diceva lui e io nel frattempo pensavo che non avevo un microfono a disposizione per dire la mia.


E allora io donna lesbica (discendente da Saffo) soffocavo nel mondo maschilista e omofobico che mi circondava: SAFFOCAVO!


Ed erano solo le 8 del mattino....