sabato 30 gennaio 2010

lunedì 25 gennaio 2010

Prossima fermata: rassegnazione

Il mondo è una stazione e la vita di ognuno di noi è un treno.
In ogni stazione ci sono più binari, ognuno è una direzione diversa, ognuno è una scelta che prendiamo.
I viaggiatori sono la famiglia, gli amici, i professori, i colleghi, gli estranei.
Ogni scompartimento è un'esperienza, di prima o di seconda classe dipende come la classifichiamo.
Andiamo, torniamo, rispettiamo gli orari o arriviamo in ritardo.
Ogni mattina facciamo il nostro tragitto, ogni giorno è una stazione guadagnata, non ci è dato sapere se la direzione che abbiamo preso ci porterà al successo, alla vittoria ad un percorso sereno e senza incidenti, ma tutte le mattine ricominciamo la nostra vita. Procediamo come "frecce rosse" perchè abbiamo il notro treno da portare avanti, superiamo le piccole stazioni fischiando e sputando scintille, nessuno ci può fermare. Ad un tratto però c'è una fermata imprevista, una di quelle stazioni che sai che esistono, che prima o poi ti ci dovrai fermare, ma non adesso, è presto, ci sono ancora tante cose da vedere, ma uno dei tuoi passeggeri ha deciso e non puoi fare niente, lo perderai, il suo vagone resterà chiuso con il suo odore, il suo modo di essere, le sue battutacce.
Rallenti lentamente, ti guardi intorno, è la prima volta che ti fermi c'è solo una panchina vuota, non ci sono uscite, non le usa mai nessuno, sotto il lampione della ragione c'è un cartello: Rassegnazione.
Il ferroviere aspetta il prossimo treno che lo porterà via.

lunedì 18 gennaio 2010

da Rosarno ad Haiti

Nelle ultime settimane mi sono molto vergognata di essere italiana. Guardando la bbc o il canale d'informazione francese mi sono resa conto che adesso oltre ad essere considerati mafiosi siamo anche razzisti, alè non ci facciamo mancare niente!
Non basta il nostro governo a far ridere il mondo e trasformare barzellette in disegni di legge.
Noi del popolino: quelli che giocano al superenalotto e dichiarano SEMPRE che una parte della vincita la devolveranno in beneficenza; quelli che vogliono il crocifisso nelle classi perchè rappresenta la loro fede; quelli che la famiglia è sacra; quelli che fanno la raccolta differenziata per salvare il mondo; quelli che sulla macchina hanno l'adesivo del wwf per salvare i panda; quelli che "Se lo abbandoni il vero bastardo sei tu!"...
Da una macchina in corsa, con un fucile ad aria compressa, vengono colpiti degli uomini che spaventati e poi incazzati (e vorrei vedere!) si rivoltano alla mano del padrone che li sfrutta e li schiavizza. La rabbia, trattenuta da anni, li acceca e rovesciano cassonetti e rompono vetri di auto e di negozi, ma non sparano perchè loro non sono armati, loro raccolgono arance al posto dei nostri giovani laureati.
Fanno vedere dove vivono o meglio dove sopravvivono, canili migliori delle loro "case" sono stati chiusi e i cani sono stati portati in strutture più accoglienti, a loro qualche abitante del paese ha dato delle vecchie coperte perchè non sapeva dove buttarle (plastica o umido?).
Loro, i primitivi, parlano una lingua incomprensibile, l'inglese, quindi nei telegiornali mettono i sottotitoli.
Non dobbiamo pensare alle loro famiglie, non dobbiamo pensare ai loro figli, non dobbiamo pensare al loro diritto di vita e dignità. Dobbiamo metterli su un pullman e spedirli nei nostri tutti nuovi, accoglienti e civili CAMPI DI CONCENTRAMENTO, che però ci piace chiamarli "centri di prima accoglienza" e mi raccomando ricordati del politico di turno che ha epurato il tuo paesino di brava gente armata, dagli il voto perchè quando c'era bisogno: lui c'era!
Adesso però c'è una nuova tragedia, il terremoto di Haiti e loro devono essere aiutati, loro sono povera gente che non ha più niente.
Come quelli che stavano a Rosarno, ma loro sono extracomunitari che non si meritano niente.
Dai prendi il cellulare, manda il tuo sms e aiuta chi ha bisogno.

mercoledì 13 gennaio 2010

I pazzi siete voi

Sono tornata nella sala d'attesa.
Il mio vecchio amico non viene più, la moglie è tornata a casa con lui.
C'era tanta gente, una trentina di persone, aspettavano per fare le analisi del sangue, c'era confusione e avrei voluto chiedere a tutti di fare silenzio.
Nessun rispetto.
Poi ho visto un uomo: era vestito in modo strano e stava in piedi vicino la porta lasciata sempre aperta, ma che doveva essere tenuta sempre chiusa e lui la chiudeva, sempre.
In mano aveva un rosario, pregava a bassa voce e si passava la corona intorno alla testa. Faceva cinque passi in avanti e cinque passi indietro e chiudeva la porta. Sono riuscita a guardarlo in volto, sorrideva.
E' arrivata una suora, gli ha detto che lo stavano cercando si era allontanato dal reparto di psichiatria.
Il suo sorriso mi è rimasto in mente, in un mese è stato l'unico sorriso che ho visto in quel posto.
Allora chi sono i pazzi?

lunedì 11 gennaio 2010

X-Men: i diversi.

E intanto piove. IL weekend è passato tutto così, con pioggia battente e freddo da gelare l'aria nei polmoni.
Senza vergogna quindi ho deciso di rivedere tutta la saga di X-Men (dal primo all'ultimo). Ora i miei gusti non sono proprio orientati su questo genere, ma
ci ho visto dentro più realtà di quella che potevo immaginare.
Ovviamente non credo che esistano i mutanti, ma persone che vengano trattate come se lo fossero sì!! Un esempio? Omosessuali; Bisex; Trans.
La storia del fumetto trasformato in film è semplice: adolescenti normali che da un momento all'altro mostrano delle capacità "particolari". Ovviamente all'inizio il tutto è tenuto segreto, iniziano i primi problemi perchè i genitori non accettano i propri figli, poi nascono centri di studio per guarire da questa "malattia", c'è un ministro che vuole ucciderli tutti e i mutanti buoni che salvano il mondo da quelli cattivi.
Ora analizziamo la situazione per il mondo GLBT: all'inizio per il bravo mondo etero non esistevamo o almeno non venivamo considerati; l'omosessualità intesa come "i froci" e le "lesbiche schifose" entra a far parte dei discorsi di tutti, la frase di diversi padri apprensivi è: "Se è frocio lo ammazzo io con le mie mani"; una mia cuginetta poco più che ventenne mi ha confidato la sua omosessualità, ma viene purtroppo da una famiglia che guarda a questa situazione come ad una malattia, la madre quindi (mia zia di secondo grado, per fortuna) le ha vietato di frequentarmi e le sta cercando un fidanzato per farla guarire; devo dirvi quale ministro vuole eliminarci? Facciamo prima: sceglietene uno a caso, da qualsiasi parte, tanto fino ad oggi nessuno ha fatto niente di concreto a parte prendersi il voto con false promesse.

Alla fine i mutanti salvano il mondo e vivono in armonia con gli altri: ma è solo un film!
In Italia aspetto ancora che venga presa una decisione: siamo malati? voglio l'esenzione del ticket; siamo normali? voglio gli stessi diritti delle altre coppie.

Ultimo quesito: l'omofobia è reato?

martedì 5 gennaio 2010

Sala d'attesa

E' una stanza enorme, con alte finestre e pareti verde acqua, luci diffuse, panchine con sedili di pelle verde scuro e divani di pelle rossa. Dalla porta a vetri dell'ingresso, che trovi al centro dopo aver salito la larga scalinata, si possono fare 25 passi da un lato e 25 passi dall'altro per raggiungere altre due porte che conducono a due diversi reparti.
Ho passato in questo posto le mie ferie natalizie, non è così orribile.
Dopo un paio di giorni diventi parte della tappezzeria, io per esempio all'inizio non mi ero accorta di avere un compagno d'attesa fisso: un elegante signore di quasi ottanta anni, sempre in giacca e cravatta (dall'abbinamento dei colori ho dedotto che ricoverata c'era la moglie), sbarbato e invisibile. Mi sono accorta di lui un giorno che ha fatto una telefonata: per digitare il numero di telefono sul suo cellulare/citofono ha usato (lo giuro) una lente di ingrandimento stile "pantera rosa". In quel momento è diventato il mio mito personale, niente poteva più fermare la nostra estranea amicizia!
Un altro giorno, mentre in rigoroso silenzio eseguivamo il nostro compito d'attesa, è arrivata una nuova compagna: abbiamo capito al volo che sarebbe rimasta con noi (non come i "turisti" di passaggio che non chiudono mai la porta alle loro spalle), gli indizi erano facili:
1. occhi gonfi di lacrime di chi ha appena saputo di un cancro;
2. passo incerto di chi deve aspettare, ma non riesce proprio a sedersi;
3. la particolare attenzione con cui legge tutti gli articoli appesi al muro;
4. non si è accorta della nostra presenza perché ha altro a cui pensare.
Non sono servite parole, il giorno dopo aveva la sua panchina, di fronte a me e di lato all'altro signore. Aspettavamo tutti.
C'è chi arriva 5 minuti prima e poi uno alla volta siamo tutti al nostro posto, non cambiamo mai: quando vivi una situazione d'impotenza hai bisogno di certezze e la panchina della sala d'attesa è parte importante della tua terapia personale. Poi arriva il proprio turno per entrare: allora prendi i tuoi calzari, la tua mascherina (devi legarla sopra le orecchie altrimenti scivola), il tuo falso sorriso alla "ti vedo veramente meglio oggi!" "sei proprio figo senza capelli, potevi farlo prima!" e stai 10 minuti ad inventarti una vita che non vivi, perchè la sala d'attesa te la porti ovunque!