giovedì 28 ottobre 2010

La mia notte di San Silvestro

Nella vecchia madia che profuma di cera d'api, sono riposte: le esperienze dei mesi trascorsi; le lacrime conservate per le gioie e i dolori non provati; le rughe e i capelli bianchi che dovranno venir fuori.

Oggi l'ho aperto.

Ho preso le lacrime, le ho versate sulle esperienze negative, mi sono messa due capelli bianchi e una ruga sulla fronte e ho deciso di ricominciare.

I segni di questo 2010 inopinatamente resteranno nella mia vita, ma non mi piegherò come l'ulivo che sta invecchiando fuori dalla mia finestra.

C'è ancora possibilità di vita: torno a Copenaghen.

giovedì 16 settembre 2010

Non Incinta

Questo è quello che è comparso sul test il 5 mattina.
Erano due anni che ci preparavamo, due anni di dubbi, perplessità, incertezze, speranze, sogni e lacrime.
L'emozione dell'attesa e poi in due minuti la verità peggiore.
Dall'inseminazione abbiamo dovuto aspettare 14 giorni, che non passano mai, che qualsiasi cosa vedi, senti e annusi ti porta a pensare:"E' un segno!". Sono state due settimane di sogni ad occhi aperti, di emozioni forti e di gambe molli e poi torni alla realtà...
Io e A. abbiamo pianto e poi ci siamo rimboccate le maniche, ci riproveremo, tra qualche mese, ma ci riproveremo!

Avrei voluto scrivere un post più intenso, ma stavolta non ci riesco, perdonatemi...

mercoledì 1 settembre 2010

- 5 Giorni

Vorrei scrivere qualcosa, ma da qualche giorno sto con la testa tra le nuvole...
Tra cinque giorni farò il test di gravidanza, ho fatto l'inseminazione, per favore concentratevi solo un secondo su di me e sperate che sia positivo.

Grazie!

sabato 24 luglio 2010

Omofobia

Da diversi mesi, sporadicamente, si vede in tv lo spot promosso dal ministero delle pari opportunità contro l'omofobia. Avrebbero potuto farlo in milioni di modi, ma lo hanno fatto così!

E' sul genere: "Se lo discrimini il vero frocio sei tu!" e tiriamo a campare...

La Carfagna ha fatto qualcosa per la decina di "voti froci" che ha ricevuto e io ho dovuto aspettare di rivedere lo spot per la seconda volta per capire quello che intendevano: "Complimentoni a chi l'ha ideata eh!"

Qualche giorno fa poi è arrivato il colpo di grazia: "I gay non possono donare il sangue", allora la domanda di oggi è:

"Se devi ricevere una trasfusione di sangue, ti domandi se il donatore sia etero, omo o non importa?"

Credo di rispondere per tutti che l'unica cosa che importa è che non sia infetto.
Ecco, questa è la mia campagna per chi vuole donare il sangue e fare del bene al prossimo.
Caro ex ministro della Sanità (Sirchia) io non mi fiderei mai a ricevere una donazione di sangue da parte sua, anche se dichiaratamente etero: prima si fa il test dell'AIDS e dell'HIV e di tutte le malattie trasmissibili tramite sangue e poi mi fa la trasfusione!

Avremmo potuto chiedere ai preti di donare il sangue per essere tutti più tranquilli, ma adesso dopo la dichiarazione del vicariato di Roma, abbiamo finito le scorte di "puri"... C'è da dire però che questa presa di posizione da parte della chiesa non mi è per niente chiara: "I pedofili vengano trasferiti, i gay vengano licenziati!" e per fortuna che amano il loro prossimo come se stessi....

Qualcuno può dirmi cosa sta succedendo?
Sono malata in quanto omosessuale?
Se sì voglio la pensione di invalidità (invalidità permanente perché non ho nessuna intenzione di guarire)!

Baci a tutti, ah no non posso: potrei essere infetta!

giovedì 10 giugno 2010

Tutti giu per terra!

Giro giro tondo
casca il mondo
casca la terra
Saffoco la trovi per terra!

Questa sera casa mia è vuota, dalle finestre arriva il chiacchierare di ragazzini eccitati per il prossimo ultimo giorno di scuola.
La felicità altrui a volte puzza.
Io sto qui con due zanzare e una bottiglia di Red Label, non conosco il vento di questo presente e non so come affrontarlo.
Domani devo vivere un altro giorno e non sarò nè un leone nè una gazzella, ma un'impiegata con il suo cartellino al collo con scritto:"PROVVISORIO": il riassunto di una vita.

martedì 4 maggio 2010

Nina

Ho un cane nero.
O meglio lo era, adesso ha 14 anni i peli del muso, del petto e delle zampe sono diventati bianchi;
i suoi occhi sono velati dalle cataratte;
il suo prognato ora è ancora più evidente, dato che le sono saltati due o tre denti;
le sue enormi orecchie dritte non sentono più molto bene, a volte si arrabbia per questo e abbaia al muro del terrazzo.
Da tre anni soffre di crisi di abbandono, non la possiamo lasciare sola in casa perchè distrugge tutto quello che è alla sua altezza, pù o meno 40 cm, è un incrocio tra un grosso topo e un pipistrello.
Le piace dormire, la mattina non vuole mai alzarsi, dobbiamo letteralmente spingerla fuori dalla porta per portarla in officina da mio cognato, in macchina continua a dormire e anche dopo, nella sua cuccia, offre le spalle fino alle 10 passate.
La sera quando torniamo a prenderla è tutta felice e in macchina canta, o prova a raccontare quello che ha combinato: una volta agitava felice la sua coda arancione per farci vedere che aveva passato una codata di antiruggine.
Quando usciamo viene con noi e se non può entrare in un locale ci aspetta in macchina, preferisce così.
Quando era giovane mangiava la carne in scatola, adesso le fa venire mal di stomaco quindi divide la sua ciotola di croccantini mini con i merli e la pizza con la mortadella con gli operai. Le piace da morire il Kebab e la cucina cinese.
In officina ha un vero lavoro: difende mio cognato da tigri, leoni, draghi e tutti i mostri che si formano nella sua testa. Se lui esce lei scappa e va dalla zia (sorella di A.) che abita a quasi due chilometri. Lì ha un cugino, Zeus, un gatto. Quando sanno di essere osservati litigano, quando li spii giocano come fratelli.
Non dimostra la sua età, è molto indipendente ed educata.
Lei è consapevole di essere un cane, adora le sue padrone e le piace essere trattata con rispetto canino perchè anziana.

Le dovevo uno spazio nel mio blog, visto che ne occupa uno molto grande nella mia vita quotidiana, per questo ne ho parlato, niente di più.

domenica 2 maggio 2010

"Madre coraggio"

Mia madre è una donna di sessantacinque anni, minuta, discreta ed elegante, sempre.
Non ha mai detto parolacce, non l'ho mai sentita alzare la voce, sorride a tutti e non abbraccia mai nessuno.
Mia madre non ha potuto continuare gli studi, ha sempre lavorato e legge tutto quello che le capita, parla di qualsiasi argomento con l'apertura mentale di una ventenne; non parla di gossip e sesso, mai.
Mia madre adora il cinema, l'opera lirica e viaggiare.
Le piace la cucina italiana, cinese, messicana, africana e indiana.
Apprezza il buon vino e la birra cruda.
Mia madre è cattolica praticante, fa la volontaria.
Io sono la più piccola dei suoi quattro figli, la mia omosessualità non l'ha sconvolta, non l'ha ferita, non mi ha cacciata di casa, non mi ha rinnegata e tantomeno mi ha mai definito malata.

Ritiene i sentimenti una proprietà totalmente individuale e in quanto tali ingiudicabili.

La libertà e il rispetto degli altri sono la sua 'Stella cometa' da quando era una bambina.

La scorsa settimana mi ha accompagnata dal medico di famiglia (che è il nostro medico da trentanni) perchè dovevo, per la prima volta, parlargli della mia inseminazione e quindi fare 'coming out'. Non è mai facile, non sai mai come può reagire una persona che ti conosce da sempre, ma con la quale non hai molta confidenza.
Mia madre ha voluto per questo motivo venire con me. E' stata molto coraggiosa. Non sono ancora mamma, ma affrontare il pregiudizio della gente nei confronti di tua figlia non deve essere facile.
Il medico mi ha detto: "Voler diventare mamma è normale per ogni donna, anche per donne come te. Sono contento. Conosco altre persone con il tuo problema, cioè che gli piacciono persone dello stesso sesso, ma finchè il tutto avviene nelle mura domestiche io penso che ognuno può fare quello che vuole. Il tuo problema non è neanche evidente, io per esempio non sopporto le 'checche', quelli mi fanno schifo!"
Mia madre lo ha fatto finire di parlare, ha fatto un respiro profondo e ha smontato il suo discorso pezzo a pezzo: " Lascia che ti dica una cosa: voler diventare mamme non è scontato per tutte le donne, alcune di noi non vogliono e non lo faranno; mia figlia è una donna unica e uguale a tutte le altre donne a prescindere da chi ama; parli di 'problema', ma non capisco perchè lo definisci tale. Facci le ricette che ti ha chiesto Sara, che hai molto da fare. Grazie!"
Siamo uscite ridendo e io 'svolazzavo' dietro quell'enorme donna che è mia madre.

giovedì 22 aprile 2010

Per il/la figlio/a che verrà

L'amore può essere la follia di un attimo.

Erompe come un terremoto e poi si quieta.
E quando poi si quieta si deve prendere una decisione.

Occorre decidere se le rispettive radici si sono così fortemente intrecciate da rendere inconcepibile anche solo l'idea di separarle. Perché l'amore è questa cosa qua. Questo è l'amore.

L'amore non è rimanere senza fiato, non è il batticuore, non è l'infinito promettersi eterna passione.

Quello è solo essere innamorati. E tutti possono convincere sé stessi di essere innamorati, in uno o più periodi della propria vita. Ma l'amore in reltà è quel qualcosa che sopravvive all'improvviso incendio iniziale.
E questo qualcosa dipende in parte da noi e - certo - in parte da fortunate circostanze.

Questo è ciò che tua madre e io abbiamo sperimentato.
Le nostre radici sono così fortemente e fittamente cresciute verso l'altra, sotto la terra, che anche quando non si vedevano tutti i fiori sui rami, noi eravamo un albero solo e non due. Da questo albero sei nato/a tu.

domenica 11 aprile 2010

I am back

Ho fatto un lungo viaggio dentro di me, mi sono disperata, ho scoperto che le lacrime non hanno fine, che la mente non si stanca mai di pensare, che la stanchezza fisica non allontana il dolore, che il cuore può rimanere stretto in pareti di spine, battere piano piano e allontanarsi dalla vita...
La primavera, nel piccolo paese di mare dove abito, è arrivata sfacciata e colorata come una puttana. Le ginestre talmente fiorite da sembrare tanti soli buttati tra le dune, le rondini fanno le pulizie di pasqua nei nidi ritrovati dello scorso anno e la vita continua...
Sono stata un intero giorno in spiaggia, al sole, ho guardato il mare piatto e i gabbiani imprecare dietro i pescherecci stanchi che rientravano in porto e il mio vecchio cane riempirsi il muso di sabbia e starnutire come un vecchio, mia "moglie" salvare paguri spiaggiati dall'ultima mareggiata e ho visto la vita passeggiarmi beffarda davanti agli occhi ancora gonfi di lacrime.
Mio padre è morto, io no.
La primavera è tornata anche senza di lui e l'estate farà altrettanto, arriverà il suo compleanno e non ci saranno più candeline da soffiare.
Il 24 Aprile sarà il mio compleanno, soffierò le mie 31 candeline.

sabato 20 marzo 2010

sabato 13 marzo 2010

Lei ha un pensiero felice?

La scorsa settimana ho iniziato le analisi necessarie per poter diventare mamma. Dopo il lutto pensavo di aspettare un pò di tempo, poi però con A. abbiamo deciso di continuare il nostro percorso, così sono andata a fare le prime analisi del sangue...
Io ho paura del sangue, io svengo quando mi fanno il prelievo. Capisco che chi non ha questa fobia può ritenerla una grossa manifestazione di immaturità, ma non posso farci niente è così da sempre.
Quando è arrivato il mio turno ho fatto subito un coming out: "Dottore parliamoci chiaro: ho paura, piango e spesso svengo!", molto professionalmente il medico non è scoppiato a ridere e ha chiamato il collega spiegandogli che c'era una bambina di trentanni che aveva paura. Mi sono seduta, mi hanno messo il laccio emostatico e quello che mi teneva il braccio mi ha chiesto: "Lei ha un pensiero felice?" ed io con i miei vestiti neri, gli occhi rossi e senza trucco l'ho guardato e dopo aver ricacciato il pensiero di papà infondo all'anima, l'ho trovato: la figlia che avrò.
Non ho risposto, non sono svenuta, non ho pianto e l'unica che ha capito la risposta è stata A.
E voi avete un pensiero felice?

domenica 7 marzo 2010

Elaborazione del lutto

Oggi sono quindici giorni che papà ha deciso di seguire mio nonno, aveva iniziato a chiamarlo dal giorno prima, poi quella mattina ad alta voce ha detto: "Finalmente sei arrivato!" e il pomeriggio è morto tra le mie braccia mentre io gli dicevo: "Bravo papà, non aver paura, vai con nonno".
Io e lui non abbiamo avuto un buon rapporto, mai, poi due mesi fa quando è iniziato il suo calvario lui ha iniziato a fare il padre e io ho iniziato a fare la figlia: ci siamo tenuti per mano, ci siamo accarezzati e consolati. La notte prima di morire mi ha detto che mi voleva bene, per la prima volta nella mia vita per l'ultima volta nella sua.
Adesso sento il dolore nell'anima, i miei occhi non nascondono la sofferenza, ho paura della depressione.
La mia mente sembra ferma al momento in cui non gli ho più sentito il battito, non riesco a fare respiri profondi.
Milioni di pensieri: se ci fossimo avvicinati prima; se lo avessi portato in un altro ospedale; se lo avessi invitato alla festa del mio compleanno; se avesse fatto un'altra terapia; se avessimo passato più tempo insieme....se....non c'è più tempo.
Il giorno dopo il funerale sono tornata al lavoro, il giorno dopo ancora sono tornata in palestra, ne sono certa ma non me ne ricordo.

Vorrei solo altri dieci minuti con mio padre per farmi consigliare come affrontare la sua perdita.

Le lacrime non finiscono.

sabato 27 febbraio 2010

"Arrivederci in cielo"

Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.
Lascia che il tuo lutto si prenda tutto il tempo necessario.

Non c'è una norma che preveda quanto tempo deve durare.
Anche l'elaborazione del lutto è come la nascita di nuova vita in te.

È piena di sofferenze e di timori. Spesso è buia come il percorso del parto. Sembra volerci afferrare alla gola.

È una strada stretta e tormentosa. Ma, una volta che l'abbiamo percorsa sino in fondo, il nostro cuore si allarga e vediamo una nuova luce che ci illumina.

Ci sentiamo liberi, come rinati.

(Anselm Grün - "Arrivederci in cielo")

sabato 30 gennaio 2010

lunedì 25 gennaio 2010

Prossima fermata: rassegnazione

Il mondo è una stazione e la vita di ognuno di noi è un treno.
In ogni stazione ci sono più binari, ognuno è una direzione diversa, ognuno è una scelta che prendiamo.
I viaggiatori sono la famiglia, gli amici, i professori, i colleghi, gli estranei.
Ogni scompartimento è un'esperienza, di prima o di seconda classe dipende come la classifichiamo.
Andiamo, torniamo, rispettiamo gli orari o arriviamo in ritardo.
Ogni mattina facciamo il nostro tragitto, ogni giorno è una stazione guadagnata, non ci è dato sapere se la direzione che abbiamo preso ci porterà al successo, alla vittoria ad un percorso sereno e senza incidenti, ma tutte le mattine ricominciamo la nostra vita. Procediamo come "frecce rosse" perchè abbiamo il notro treno da portare avanti, superiamo le piccole stazioni fischiando e sputando scintille, nessuno ci può fermare. Ad un tratto però c'è una fermata imprevista, una di quelle stazioni che sai che esistono, che prima o poi ti ci dovrai fermare, ma non adesso, è presto, ci sono ancora tante cose da vedere, ma uno dei tuoi passeggeri ha deciso e non puoi fare niente, lo perderai, il suo vagone resterà chiuso con il suo odore, il suo modo di essere, le sue battutacce.
Rallenti lentamente, ti guardi intorno, è la prima volta che ti fermi c'è solo una panchina vuota, non ci sono uscite, non le usa mai nessuno, sotto il lampione della ragione c'è un cartello: Rassegnazione.
Il ferroviere aspetta il prossimo treno che lo porterà via.

lunedì 18 gennaio 2010

da Rosarno ad Haiti

Nelle ultime settimane mi sono molto vergognata di essere italiana. Guardando la bbc o il canale d'informazione francese mi sono resa conto che adesso oltre ad essere considerati mafiosi siamo anche razzisti, alè non ci facciamo mancare niente!
Non basta il nostro governo a far ridere il mondo e trasformare barzellette in disegni di legge.
Noi del popolino: quelli che giocano al superenalotto e dichiarano SEMPRE che una parte della vincita la devolveranno in beneficenza; quelli che vogliono il crocifisso nelle classi perchè rappresenta la loro fede; quelli che la famiglia è sacra; quelli che fanno la raccolta differenziata per salvare il mondo; quelli che sulla macchina hanno l'adesivo del wwf per salvare i panda; quelli che "Se lo abbandoni il vero bastardo sei tu!"...
Da una macchina in corsa, con un fucile ad aria compressa, vengono colpiti degli uomini che spaventati e poi incazzati (e vorrei vedere!) si rivoltano alla mano del padrone che li sfrutta e li schiavizza. La rabbia, trattenuta da anni, li acceca e rovesciano cassonetti e rompono vetri di auto e di negozi, ma non sparano perchè loro non sono armati, loro raccolgono arance al posto dei nostri giovani laureati.
Fanno vedere dove vivono o meglio dove sopravvivono, canili migliori delle loro "case" sono stati chiusi e i cani sono stati portati in strutture più accoglienti, a loro qualche abitante del paese ha dato delle vecchie coperte perchè non sapeva dove buttarle (plastica o umido?).
Loro, i primitivi, parlano una lingua incomprensibile, l'inglese, quindi nei telegiornali mettono i sottotitoli.
Non dobbiamo pensare alle loro famiglie, non dobbiamo pensare ai loro figli, non dobbiamo pensare al loro diritto di vita e dignità. Dobbiamo metterli su un pullman e spedirli nei nostri tutti nuovi, accoglienti e civili CAMPI DI CONCENTRAMENTO, che però ci piace chiamarli "centri di prima accoglienza" e mi raccomando ricordati del politico di turno che ha epurato il tuo paesino di brava gente armata, dagli il voto perchè quando c'era bisogno: lui c'era!
Adesso però c'è una nuova tragedia, il terremoto di Haiti e loro devono essere aiutati, loro sono povera gente che non ha più niente.
Come quelli che stavano a Rosarno, ma loro sono extracomunitari che non si meritano niente.
Dai prendi il cellulare, manda il tuo sms e aiuta chi ha bisogno.

mercoledì 13 gennaio 2010

I pazzi siete voi

Sono tornata nella sala d'attesa.
Il mio vecchio amico non viene più, la moglie è tornata a casa con lui.
C'era tanta gente, una trentina di persone, aspettavano per fare le analisi del sangue, c'era confusione e avrei voluto chiedere a tutti di fare silenzio.
Nessun rispetto.
Poi ho visto un uomo: era vestito in modo strano e stava in piedi vicino la porta lasciata sempre aperta, ma che doveva essere tenuta sempre chiusa e lui la chiudeva, sempre.
In mano aveva un rosario, pregava a bassa voce e si passava la corona intorno alla testa. Faceva cinque passi in avanti e cinque passi indietro e chiudeva la porta. Sono riuscita a guardarlo in volto, sorrideva.
E' arrivata una suora, gli ha detto che lo stavano cercando si era allontanato dal reparto di psichiatria.
Il suo sorriso mi è rimasto in mente, in un mese è stato l'unico sorriso che ho visto in quel posto.
Allora chi sono i pazzi?

lunedì 11 gennaio 2010

X-Men: i diversi.

E intanto piove. IL weekend è passato tutto così, con pioggia battente e freddo da gelare l'aria nei polmoni.
Senza vergogna quindi ho deciso di rivedere tutta la saga di X-Men (dal primo all'ultimo). Ora i miei gusti non sono proprio orientati su questo genere, ma
ci ho visto dentro più realtà di quella che potevo immaginare.
Ovviamente non credo che esistano i mutanti, ma persone che vengano trattate come se lo fossero sì!! Un esempio? Omosessuali; Bisex; Trans.
La storia del fumetto trasformato in film è semplice: adolescenti normali che da un momento all'altro mostrano delle capacità "particolari". Ovviamente all'inizio il tutto è tenuto segreto, iniziano i primi problemi perchè i genitori non accettano i propri figli, poi nascono centri di studio per guarire da questa "malattia", c'è un ministro che vuole ucciderli tutti e i mutanti buoni che salvano il mondo da quelli cattivi.
Ora analizziamo la situazione per il mondo GLBT: all'inizio per il bravo mondo etero non esistevamo o almeno non venivamo considerati; l'omosessualità intesa come "i froci" e le "lesbiche schifose" entra a far parte dei discorsi di tutti, la frase di diversi padri apprensivi è: "Se è frocio lo ammazzo io con le mie mani"; una mia cuginetta poco più che ventenne mi ha confidato la sua omosessualità, ma viene purtroppo da una famiglia che guarda a questa situazione come ad una malattia, la madre quindi (mia zia di secondo grado, per fortuna) le ha vietato di frequentarmi e le sta cercando un fidanzato per farla guarire; devo dirvi quale ministro vuole eliminarci? Facciamo prima: sceglietene uno a caso, da qualsiasi parte, tanto fino ad oggi nessuno ha fatto niente di concreto a parte prendersi il voto con false promesse.

Alla fine i mutanti salvano il mondo e vivono in armonia con gli altri: ma è solo un film!
In Italia aspetto ancora che venga presa una decisione: siamo malati? voglio l'esenzione del ticket; siamo normali? voglio gli stessi diritti delle altre coppie.

Ultimo quesito: l'omofobia è reato?

martedì 5 gennaio 2010

Sala d'attesa

E' una stanza enorme, con alte finestre e pareti verde acqua, luci diffuse, panchine con sedili di pelle verde scuro e divani di pelle rossa. Dalla porta a vetri dell'ingresso, che trovi al centro dopo aver salito la larga scalinata, si possono fare 25 passi da un lato e 25 passi dall'altro per raggiungere altre due porte che conducono a due diversi reparti.
Ho passato in questo posto le mie ferie natalizie, non è così orribile.
Dopo un paio di giorni diventi parte della tappezzeria, io per esempio all'inizio non mi ero accorta di avere un compagno d'attesa fisso: un elegante signore di quasi ottanta anni, sempre in giacca e cravatta (dall'abbinamento dei colori ho dedotto che ricoverata c'era la moglie), sbarbato e invisibile. Mi sono accorta di lui un giorno che ha fatto una telefonata: per digitare il numero di telefono sul suo cellulare/citofono ha usato (lo giuro) una lente di ingrandimento stile "pantera rosa". In quel momento è diventato il mio mito personale, niente poteva più fermare la nostra estranea amicizia!
Un altro giorno, mentre in rigoroso silenzio eseguivamo il nostro compito d'attesa, è arrivata una nuova compagna: abbiamo capito al volo che sarebbe rimasta con noi (non come i "turisti" di passaggio che non chiudono mai la porta alle loro spalle), gli indizi erano facili:
1. occhi gonfi di lacrime di chi ha appena saputo di un cancro;
2. passo incerto di chi deve aspettare, ma non riesce proprio a sedersi;
3. la particolare attenzione con cui legge tutti gli articoli appesi al muro;
4. non si è accorta della nostra presenza perché ha altro a cui pensare.
Non sono servite parole, il giorno dopo aveva la sua panchina, di fronte a me e di lato all'altro signore. Aspettavamo tutti.
C'è chi arriva 5 minuti prima e poi uno alla volta siamo tutti al nostro posto, non cambiamo mai: quando vivi una situazione d'impotenza hai bisogno di certezze e la panchina della sala d'attesa è parte importante della tua terapia personale. Poi arriva il proprio turno per entrare: allora prendi i tuoi calzari, la tua mascherina (devi legarla sopra le orecchie altrimenti scivola), il tuo falso sorriso alla "ti vedo veramente meglio oggi!" "sei proprio figo senza capelli, potevi farlo prima!" e stai 10 minuti ad inventarti una vita che non vivi, perchè la sala d'attesa te la porti ovunque!