domenica 7 marzo 2010

Elaborazione del lutto

Oggi sono quindici giorni che papà ha deciso di seguire mio nonno, aveva iniziato a chiamarlo dal giorno prima, poi quella mattina ad alta voce ha detto: "Finalmente sei arrivato!" e il pomeriggio è morto tra le mie braccia mentre io gli dicevo: "Bravo papà, non aver paura, vai con nonno".
Io e lui non abbiamo avuto un buon rapporto, mai, poi due mesi fa quando è iniziato il suo calvario lui ha iniziato a fare il padre e io ho iniziato a fare la figlia: ci siamo tenuti per mano, ci siamo accarezzati e consolati. La notte prima di morire mi ha detto che mi voleva bene, per la prima volta nella mia vita per l'ultima volta nella sua.
Adesso sento il dolore nell'anima, i miei occhi non nascondono la sofferenza, ho paura della depressione.
La mia mente sembra ferma al momento in cui non gli ho più sentito il battito, non riesco a fare respiri profondi.
Milioni di pensieri: se ci fossimo avvicinati prima; se lo avessi portato in un altro ospedale; se lo avessi invitato alla festa del mio compleanno; se avesse fatto un'altra terapia; se avessimo passato più tempo insieme....se....non c'è più tempo.
Il giorno dopo il funerale sono tornata al lavoro, il giorno dopo ancora sono tornata in palestra, ne sono certa ma non me ne ricordo.

Vorrei solo altri dieci minuti con mio padre per farmi consigliare come affrontare la sua perdita.

Le lacrime non finiscono.

4 commenti:

  1. Carissima Saffoco, non ci sono parole che potrebbero alleviare il tuo dolore. Sappi solo che mi hai fatto piangere, mi hai fatto vivere un po' del tuo dolore, che so è una parte insignificante rispetto al tuo. So di cosa parli, ho tantissima paura di avere gli stessi pentimenti un giorno. Spero molto lontanto.
    Un abbraccio fortissimo, e spero che presto ritroverai la tua pace interiore.

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  2. Ciao cara amica, sai, ci sono sentimenti che non ci lasciano mai: E sono quelli che ci colgono impreparati, perchè inaspettati, proprio come un nuovo incontro che poi, diventa per noi l'avventura più bella.
    A questi ci leghiamo indissolubilmente, perchè ci sembra di viverli da sempre, e che le persone che ci danno queste sensazioni, siano con noi dall'inizio.
    Ma tutto passa, tutto finisce. (E' così da sempre)
    Ma ciò che conta non è la fine di un qualcosa, quello che è importante veramente, è ciò che rimane di quell'esperienza di vicinanza, lunga o breve che sia stata.
    Non importano le mille vite vissute prima di quell'incontro, non importa chi siamo stati e dove.
    Quello che dovrà rimanere per sempre negli occhi e nel cuore, dovrà essere quell'amore improvviso e tenero, che ci ha sorpresi in un attimo solo.
    E' questo che conta, perchè ognuno porterà con sè, solo l'amore dell'ultimo istante.
    Ti abbraccio.

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  3. Ho vissuto anch'io la perdita di mio padre, pochi anni fa. Se n'è andato in fretta, troppo presto (66 anni) e mi ha fatto incazzare come per gran parte della sua vita con me. Mi rifletto nel tuo rapporto complesso ma fortissimo, nella difficoltà comunicativa, nella malattia che ci ha unito, che ci ha concesso di toccarci, di abbracciarci un pò... Son certa che non mi avrebbe aiutato ad affrontare il suo lutto, che avremmo finito per litigare anche per questo. Lo ricordo ogni giorno, mi è sempre vicino. Credo di essere diventata adulta mentre lo perdevo...Coraggio, sarà una presenza serena, a poco a poco. Non frenare le lacrime, son terapeutiche.

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  4. Quanta verità nelle tue parole Wilma....grazie!

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