domenica 29 novembre 2009

Le differenze...

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro.
Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri.

(da L'obbedienza non è più una virtù)

mercoledì 18 novembre 2009

Tonsille di Drago

Ho smesso di fumare da tre mesi, perchè il fumo fa male.
In questo periodo ho sfiorato l'esaurimento nervoso, ho avuto una labirintite, sono ingrassata di tre chili e attualmente sono costretta a casa con le tonsille grosse come quelle di un drago, la tosse di un vecchio e uno sfogo sul viso!
Faccio veramente schifo e tutto questo perchè il mio corpo si sta abituando alla mancanza di nicotina? A me sembrano balle...prima fumavo e non stavo mai male, adesso se vola un virus ad un chilometro io lo prendo al volo....
Però ho smesso di fumare, perchè il fumo fa male.

sabato 14 novembre 2009

La festa del nostro decimo anniversario

Non sono sposata (ovviamente), non porto una "falsa" fede al dito, non ho nessuna legge che mi tuteli, faccio parte di quel 15% di coppie omosessuali che in Italia non esistono.
Non starò qui, come il mio vecchio gatto, a leccarmi le ferite e a pensare alle cicatrici che resteranno in me.
Vado avanti a testa alta pensando, anzi credendo, che essere lesbica può essere piacevole anche in Italia.
Penso di me che sono nata lesbica: non ho nessun istintivo o naturale trasporto verso gli uomini; il mio aspetto fisico è inequivocabilmente femminile; sono sensibile, stronza, lunatica e narcisista come quelle etero delle mie sorelle; non ho mai sentito il bisogno di vestirmi da uomo o essere mascolina; non ho mai desiderato essere nata uomo, né di diventare un uomo. Insomma sono veramente e normalmente lesbica.
Penso della mia compagna che sia una bella donna, molto intelligente, simpatica, estroversa, vincente, femminile (tanto) e fortunatamente per me decisamente lesbica.
Non camminiamo per strada mano nella mano, non ci chiamiamo con nomignoli affettuosi, non stiamo sempre e solo a parlare del mondo GLBT, siamo monogame per scelta, non frequentiamo solo locali gay e i nostri amici sono di ogni genere e tipo, persino cattolici praticanti. Ovviamente il nostro comportamento non è condizionato dalla nostra omosessualità, ma è piuttosto vero il contrario.
Quando siamo andate a convivere abbiamo deciso che tutte le persone che sarebbero entrate in casa nostra avrebbero dovuto essere consapevoli e rispettose dell'esistenza di noi come coppia. Niente camere gemelle, nessuna foto o quadro maschile che poteva far credere qualcosa di non vero. Abbiamo una casetta arredata da IKEA, con le nostre foto sparpagliate per casa, il nostro lettone colorato, la nostra vecchia cagnetta matta sempre in giro e la camera degli ospiti con trofei, coppe e foto del 'nostro' sport e poi un grande terrazzo pieno di piante... insomma casa nostra è uguale a quella di tanta altra gente.
Non voglio essere troppo lunga, che poi rompo!
In questo post volevo solo raccontare che il nostro decimo anniversario abbiamo deciso di festeggiarlo insieme alle nostre rispettive famiglie e a tutti gli amici (etero, gay, confusi). E' stato straordinario, intenso, divertente. Ci hanno portato un bouquet di fiori (per le spose), ci hanno fatto un sacco di regali per la casa, abbiamo cantato e ballato e noi due abbiamo fatto il discorso, mentre mia mamma piangeva commossa e mio fratello ci provava con una nostra amica (ora stanno insieme da un anno e benedicono il nostro anniversario che li ha fatti conoscere!)...
Forse non riusciremo a far tutelare i nostri diritti, forse giuridicamente non potrò mai parlare di 'mia moglie', ma noi due, in Italia, in un piccolo paese della provincia (di Roma) ce ne siamo fregate delle leggi inesistenti e abbiamo festeggiato il nostro amore saffico in un locale pubblico!

mercoledì 11 novembre 2009

Il mio coming out

Mia madre è sempre stata un'amica.
Sono nata litigando con mio padre, un'antipatia così profonda che non siamo mai riusciti a parlare, neanche del tempo.
Siamo profondamente diversi:
lui quando discute alza la voce, io quando sono arrabbiata sussurro;
lui è cattolico praticante, io una mangia preti;
lui è di destra e io ovviamente di sinistra;
lui ama il calcio e io lo odio e non perchè non lo capisco, ma proprio perchè non mi piace.
Andiamo d'accordo solo su una cosa: se non fossimo stati parenti non saremmo mai stati amici.

Adesso immaginate il trentunesimo anniversario di matrimonio dei miei, con tutti i parenti a cena e io che come al solito discuto con mio padre. Durante la litigata mi dice: "Da quando esci con quella lesbica della tua amica non ti si può più parlare!"
Capite che per la sua educazione cattolica la parola "lesbica" è un insulto da dieci avemaria e una quindicina di padrenostro.
Capite che stava parlando della mia ragazza e che a me me s'è acciaccata la vena in testa tanto da urlargli (per la prima e unica volta in vita mia) che anch'io ero lesbica e che lei sarebbe stata la donna della mia vita!
La scena che è seguita la conoscete, se avete visto l'urlo di Mel Gibson in Braveheart!
Avevo diciannove anni, un bel lavoro e la possibilità di andare a vivere con l'amore mio da subito, quindi ho salutato il resto della famiglia e sono uscita....mi è pure toccato pagare da bere alle amiche che sono corse per consolarmi!
La notte stessa sono tornata a casa perchè avevo paura che mia madre si preoccupasse e ad aspettarmi insieme a lei c'erano i miei fratelli (tutti più grandi di me) che volevano dirmi che mi volevano bene e basta.

Dopo due anni sono andata a vivere con la mia compagna, ora lei guarda le partite di calcio con mio padre, uno dei miei nipoti la chiama zia, le nostre famiglie si conoscono e passiamo sempre le feste tutti insieme.

Vorrei che questa mia storia faccia riflettere chi è contrario ai PACS: non sarà una legge mancata a farmi sentire meno famiglia....











venerdì 6 novembre 2009

E quando realizzi...

Giugno 1998, frequentavo per "copertura" un tipo (ovviamente moooolto carino!), una sera mi chiama una mia amica per vederci, le dico che avevo un appuntamento con lui e che se non era un problema lo portavo con me, lei mi dice che sarebbe venuta con una sua amica.

Ci vediamo in un locale per bere qualcosa e fare una partita a biliardo.

Se abbiamo bevuto, se abbiamo giocato, se abbiamo parlato... io non me lo ricordo ancora... io ricordo solo lei e le campane e lei e gli uccellini e lei e il profumo dell'aria e lei.

La mia amica era sicuramente "tanto" etero, quindi il dubbio era: e l'altra? Io non avevo ancora i sensori attivi, non sapevo assolutamente nulla di come ci si comporta con una donna e l'ultima volta che avevo avuto le farfalle nello stomaco per una ragazza (vedi precedente post) mi ero talmente spaventata di questa cosa che mi ero quasi sposata con tre o quattro ragazzi per tranquillizzarmi.

Quella sera però le paure, i dubbi, le angosce, le chiacchiere della gente erano talmente tanto piccole al confronto dell'emozione che mi veniva da quegli occhi che l'avrei baciata davanti a chiunque.

Non successe niente quel giorno e neanche il pomeriggio in cui siamo andate a correre insieme: avevamo talmente tante cose da dirci, sentivamo il bisogno di raccontarci la nostra vita, avremmo potuto correre la maratona di New York.
Quella stessa sera avevamo una cena con altri amici, abbiamo dato 'buca' a tutti e con due birre, due pacchetti di patatine e due di sigarette ci siamo scambiate l'anima.
Lei aveva una compagna e tredici anni più di me, una vita.
Io avevo una manciata di ragazzi, tredici anni meno di lei e non sapevo cosa fare della mia vita.
Queste cose le ho pensate molto dopo... quella sera io volevo solo stare con lei e 'sti cavoli di tutto il resto... L'ho baciata, ho fatto io la prima mossa e non ci siamo viste più per quindici giorni (saremmo partite per mète diverse). In quei giorni abbiamo speso un totale di unmilioneduecentomilalire di telefonate pur di non perderci e quando ci siamo riviste non ci siamo più lasciate.
Oggi sono undici anni, tre mesi e sedici giorni che stiamo insieme, ne abbiamo passate di tutti i colori, ma siamo rimaste insieme e ringrazio Saffo per essere lesbica!

mercoledì 4 novembre 2009

I GIUSTI

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Jorge Luis Borges